05 marzo 2022

“Contro la paura: un’alleanza tra genitori e bambini”

Carla Rinaldi intervistata dall’Agenzia Dire sugli effetti della guerra sui più piccoli

Come possono i genitori parlare ai bambini di guerra e di pace?


E’ la domanda chiave dell’intervista a Carla Rinaldi, presidente di Fondazione Reggio Children, da parte dell’Agenzia di Stampa Dire che l’ha pubblicata integralmente sul proprio sito https://www.dire.it/05-03-2022/713325-minori-il-covid-e-poi-la-guerra-genitori-evitate-la-comfort-zone/.

“Non negare, ascoltare, condividere, rassicurare, narrare, reagire con la solidarietà e l’educazione alla pace” è la sintesi della risposta da parte della pedagogista. Spiegare è difficile perché“la guerra non ha senso”. Creare, quindi “un’alleanza profonda tra genitori e bambini”.


"Il periodo del Covid ha dato ai bambini non solo molte limitazioni ma probabilmente ha anche trasmesso loro la nostra paura del contagio: il termine paura è forse una delle parole che più di ogni altra ha caratterizzato questo tempo e anche le vite dei bambini” spiega Rinaldi. “Sebbene i bambini abbiano dei forti anticorpi a reagire, l'accumulo di stati di paura, soprattutto inespressi, non partecipati da altri e con altri a partire dai genitori e dalla scuola, può essere una cosa che davvero crea uno stato di angoscia con manifestazioni non sempre visibili o percepibili".


Parlare e ascoltare i 100 linguaggi. Per prima cosa, dunque, "delle paure bisogna parlarne o meglio vanno ascoltate là dove si manifestano. Certamente attraverso la parola, ma a volte i bambini parlano anche con i "cento linguaggi" come è caro alla filosofia di Loris Malaguzzi, e raccontano le loro paure disegnando o giocando". Quindi "dobbiamo alzare la nostra sensibilità e cogliere quelli elementi che ci trasmettono quando è il momento di parlare e di stare vicino ai bambini, che ascoltano tutto”.


Non nascondere, i bambini sanno. In secondo luogo, non serve far finta che la guerra non ci sia o tentare di nasconderla, magari spegnendo la televisione. "Ricordiamoci sempre - avvisa Rinaldi - che i bambini di oggi sono immersi nelle immagini e le decodificano in modo più acuto e rapido di quanto accadesse un tempo e si pongono dei perché. I bambini sono i più grandi ricercatori di senso delle cose e la guerra è così difficile proprio perché non ha senso. Questo ci mette in imbarazzo e ci impedisce di dare spiegazioni".


Empatia e geografia. Inoltre "i bambini sono empatici e quindi quelli che piangono in Ucraina quasi certamente diventano loro". Per questo "dobbiamo aiutarli non negando, ma creando una zona non edulcorata ma di protezione". Come? “Assolutamente - spiega Rinaldi - è meglio essere autentici anche perché i bambini sanno cosa sta accadendo. A loro bisogna dare un senso, ma soprattutto una dimensione e una proporzione degli avvenimenti e, far capire che c'è una distanza, anche geografica, con la loro vita".


Rassicurare e educare alla pace. Poi i più piccoli vanno incoraggiati "dicendo che i 'grandi' che stanno cercando di risolvere, cercando di spiegare che la guerra non è la strada per risolvere i problemi ed educare alla pace nel quotidiano”. Anche con gesti di solidarietà verso quegli stessi bambini per cui piangono.

E ancora, dice la presidente della Fondazione, "dobbiamo aiutarli senza raccontare falsità ma condividendo le emozioni e rassicurando che comunque saremo con loro. Magari anche con le carezze e gli abbracci che non sono di poco conto".


Un’alleanza bambini e genitori. Prosegue Rinaldi: "Un altro concetto difficile da affrontare con i bambini è quello della morte, i bambini sanno che si può morire e che guerra e morte sono legati. Sono i concetti che agli adulti fanno paura, ma il bambino se li pone. I bambini non sanno esattamente cos'è la guerra, ma vogliono capirla e motivarla. Non sanno esattamente cos'è la morte ma vogliono immergersi e avere risposte".


Narrazioni contro la solitudine. Così, su questo piano, può aiutare anche una "narrazione" di quello che accade che, differenziata in base all'età, con gesti e con favole. Una narrazione che "ripeta soprattutto il fatto che non sono soli e insieme affronteremo questa cosa. Credo molto, in questi momenti nell'alleanza, tra genitori e bambini e nell'alleanza rassicurativa che può avvenire a scuola con gli altri bambini e le insegnanti".


Insieme contro la paura. Il suo messaggio Rinaldi lo ribadisce con una citazione dello scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton secondo cui "le favole sono più che vere: non perché raccontano ai bambini che esistono i draghi, lo sanno già, ma perché dicono che i draghi possono essere sconfitti". Come "sconfiggere i draghi del nostro tempo - la guerra, la morte e la paura - è un problema che abbiamo in comune con i bambini ed è lì l'alleanza più profonda tra adulti e bambini, tra genitori e figli, potrà aiutare", conclude la presidente della Fondazione Reggio Children.

L'intervista a Carla Rinaldi sugli effetti della guerra sui più piccoli

Ultima modifica: 10 marzo 2022

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